Marco Turdò, nato a Saronno, diplomato in “Operatore elettrico” e papà di due fantastici bambini, è da quest’anno un nuovo coach della nostra società, a cui è stato affidato il gruppo Under 12 CSI (annate 2012-13-14).
Dopo una lunga carriera da giocatore durata quasi 30 anni (dal 1994 al 2022, in diverse squadre della zona), Marco ha deciso di accettare le proposta del Presidente Trentin di mettersi in gioco nei panni di allenatore, continuando così a coltivare la propria passione per il basket dopo vari infortuni che hanno costretto Marco a dire “addio” al ruolo di giocatore.

1)Come sta andando la stagione con il gruppo Under 12? Su cosa é necessario migliorare e porre maggior attenzione?
“I bambini hanno fatto un grosso miglioramento rispetto all’inizio della stagione. Purtroppo stiamo affrontando un campionato dove l’età media degli avversari è superiore rispetto alla nostra, quindi a livello di risultati stiamo faticando. Sono convinto però che con il tempo e con gli allenamenti in palestra, questa squadra si toglierà grosse soddisfazioni, sportive e umane.”

2) Come può il tuo passato da giocatore essere un aiuto per i giovani giocatori?
“Avendo girato molte squadre come giocatore, ho visto molte realtà e coach differenti e questo credo possa essermi d’aiuto. Inoltre, 28 anni di basket giocato mi hanno dato una conoscenza tecnica, tattica ed emotiva di questo sport e penso che ciò possa fare la differenza.”

3) Quali sono gli aspetti positivi della società e quali invece gli aspetti da migliorare?
“Nonostante le poche settimane passate ad Uboldo, mi ha colpito molto l’aspetto umano e famigliare di questa società perchè ti fa sentire a casa. Al momento non ho ancora trovato aspetti negativi su cui porre maggiore attenzione.”

4) Come vedi il tuo futuro da allenatore? Qual è il tuo più grande sogno, cestisticamente parlando?
“Attualmente mi trovo molto bene alla Pallacanestro Uboldo e con il gruppo di bambini che alleno, mi piacerebbe quindi continuare ad aiutarli nel loro percorso di crescita per farli crescere sotto ogni punto di vista, cestistico e umano, e sperare di vedere qualche ragazzino giocare ad un livello più alto possibile.
Quello che potevo fare come giocatore oramai è stato fatto. Il ruolo di allenatore apre una nuova pagina della mia carriera cestistica e me la voglia vivere senza troppi progetti, ma cercando ogni giorno di trasmettere ai giovani tutto quello che ho imparato nel corso degli anni.”